Sito UNESCO n.94 arte rupestre della Valcamonica
Quando nel 1979 l’arte rupestre della Valcamonica fu ammessa dall’UNESCO, quale primo titolo dell’Italia, nel “Patrimonio Culturale Mondiale” molti si chiesero a quale titolo, le incisioni apparentemente indecifrabili lasciate sulle superfici rocciose da uno sparuto numero di abitanti preistorici di questa valle, avessero diritto a tale onore. Infatti, solo successivamente, analogo riconoscimento fu dato ad opere e luoghi che occupano spazi ben più importanti nella coscienza culturale e nei libri di testo italiani, quali Venezia e la sua laguna, l’Ultima Cena di Leonardo a S. Maria delle Grazie a Milano, i Fori Romani e  il Centro Storico di Roma.
La commissione giudicatrice, composta dai rappresentanti di oltre sessonta Paesi, aveva valutato che l’arte rupestre della Valcamonica non era solo espressione di brevi momenti di gloria o d’identità nazionale, era testimonianza della storia d’Europa, di una storia ancora in gran parte inedita. La Valcamonica, a Nord di Bergamo e Brescia, di fatto, con le sue migliaia di incisioni rupestri, datate, ordinate per periodi, analizzate nei contenuti, restituisce all’Europa 10.000 anni di storia, 8.000 dei quali, precedenti all’avvento di Roma, erano stati pressoché dimenticati dalla storiografia contemporanea.
E quale storia! Un meraviglioso racconto a fumetti, impresso sulla roccia dai diretti protagonisti, dagli artisti, che chiameremmo più volentieri compilatori, scribi o narratori, succedutisi nel corso dei millenni; è rimasto in situ, là dove sta tornando alla luce, dove ancora possiamo riconoscere in quale posizione era l’istoriatore quando eseguiva quelle millenarie testimonianze.
Quindi, a giusto titolo, le incisioni rupestri della Valcamonica sono considerate patrimonio culturale dell’umanità. Nessun’altra singola fonte, per ora, ci da una simile mole di dati, per una storia d’Europa e delle sue origini. La ricostruzione storica avviene attraverso la decodificazione e la lettura dei messaggi che gli antichi camuni hanno lasciato impressi sulla roccia. Ciò sembra giustificare il nome di “Civiltà delle Pietre” per la sequenza di millenni tornati alla luce in questa valle.